LA CROCE DELLA BASILICA DEL SACRO CUORE
Il Cristo dagli occhi chiusi
ci guarda attraverso
la ferita del suo costato
con ciglia di sangue.
(Ramon Gomez del la Serna 1888‑1963)
Un’immagine davanti a noi.
La croce, sintesi mirabile della vita.
Verticalità,: ascensione, attività, voglia di fare.
Ma anche orizzontalità: riposo, prostrazione, sofferenza.
Vita e morte incrociate.
Appello, tensione all’alto, al superamento del materiale.
Vocazione all’impegno, al quotidiano,
alla testimonianza attiva dell’incontro con l’altro.
La croce è la tua vita:
azione e contemplazione, grazia e peccato, gioia e dolore, vita e morte.
Sulla croce
Un uomo inchiodato, adagiato dolcemente, immerso nella croce azzurra.
Il dono della sua vita, sofferenza offerta per amore,
è trasfigurato in vita celeste. Vita di Dio.
Il suo un amore folle: epifania di un Dio che soffre, muore.
Lui, Dio fatto uomo, sulla croce del tuo destino.
Lui, dentro la tua storia,
le tue croci già redente e in Lui trasfigurate.
Il volto sofferente, schiacciato dal dolore dell’umanità.
Braccia allargate, per mostrare i segni del suo amore
ed accoglier tutti nel suo abbraccio di tenerezza infinita.
Corpo scavato, proteso nello sforzo finale
del dono di tutto se stesso: il suo Spirito.
La dura ed oscura croce, trasfigurata in cielo,
è immersa nell’oro della divinità.
Ogni nostro dolore è accolto e trasformato nella speranza.
MARIA
Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te… Eccomi, sono la serva del Signore (Lc 1,28.38).
Fate quello che egli vi dirà (Gv 2,5). Stava presso la croce di Gesù sua madre… (Gv 19,25).
Gesù non è solo nella sua straziante passione e morte.
Ai suoi lati, quasi sostegno del corpo straziato,
due persone, conforto e compagnia nella notte della tragedia.
Maria, la madre. Ama, spera, crede!
Vergine pura per la fede forte, responsabile .
Sta presso la croce.
Presso il figlio suo.
A condividere sofferenza e attesa di nuovo futuro,
di un mondo non più sotto il segno dell’oppressione e della morte.
All’inizio come alla fine presso la croce
e anche ora e sempre, maternamente conduce il popolo di Dio pellegrino nel mondo.
Sempre ci indica Gesù e maternamente lo dona.
GIOVANNI
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio! ». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre! ». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa (Gv 19,25-27).
Giovanni presso la croce.
In Giovanni ciascuno di noi: Cristo ci affida a sua madre.
Maria ci accoglie come figli.
Perché accogliamo anche noi il Signore.
Per ascoltare le sue parole, per credere in lui, vivere come lui.
Per essere vicini a Gesù, alla sua croce.
Educati da una madre affettuosa
che comprende lentezze, sbandamenti, fughe e ritorni, i nostri capricci…
Noi con Giovanni vicino alla croce
ad ascoltare il rantolo di un Dio che muore per l’uomo,
a vedere fino a che punto giunge l’amore folle di Dio.
Noi sotto la croce.
A contemplare, stupiti e increduli, il volto di Cristo sfigurato.
Noi, in Giovanni chiamati ad accogliere in casa Maria, nostra madre
per vivere la Risurrezione e attendere il Consolatore…
La croce… e noi…
don Guido
Croce ispirata ai dipinti del secolo XII. Basilica Parrocchiale Sacro Cuore di Gesù – Roma ’Iconografo Italo Forieri.