Nella storia-deserto la Parola fiorisce

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Nella storia-deserto la Parola fiorisce

+ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 3,1-6)

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto. Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!». Parola del Signore

 

Oggi, entrando in chiesa, è come se sentissimo parole di cronaca: “Nell’anno sesto del mandato di presidente di Sergio Mattarella, mentre Mario Draghi è premier d’Italia, Zingaretti governatore del Lazio, Gualtieri sindaco di Roma”…  Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, …Come mai tanta precisione cronologica, dati storici e politici così dettagliati. Sette nomi di governanti politici e religiosi. Difronte a questa insolita litania di politici con tutta la voglia di potere Dio apre una piccola piazzola dove far poggiare il suo sogno sulla storia, sul mondo, sull’uomo: «La parola di Dio venne su Giovanni».  Eccolo Giovanni: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! (…) Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!». Preparare e raddrizzare sono verbi di manovre, di manovalanza. Si prepara ciò che preparato-non-è, si raddrizza ciò dritto-non-è: la storia rotta non si getta, si rattoppa e si rammenda, si sistema anche, se necessario. «Percorse tutta la regione del Giordano». Usò la parola, una parola rottamatrice. Dio non guardò la storia dall’elicottero, preferì i tuguri, perlustrò sotto i tappeti, rovistò in cantina. Giovanni è il capocantiere del cantiere più grande della storia: «Preparate la via, raddrizzate i suoi sentieri». Burroni da riempire, monti da abbassare, strade da raddrizzare: cuori da rendere fertili.

Lo scandalo eterno del cristianesimo, di Cristo stesso e della sua Chiesa, sarà sempre quello di essere «storico», impastato della stessa vicenda di ogni uomo e di ogni donna, dentro lo scorrere del tempo. Sempre così: Dio è partito dal basso, dai bordi, dalle slabbrature di storie nate proprio storte. Dentro la miseria va cercata la bellezza, non fuori di essa. “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior” (F. De Andrè, Via del Campo). E’ nella storia, in questa storia quotidiana, che Dio fa sentire la sua voce, mostra la potenza della sua mano, segue e guida i suoi figli. Da dentro, in mezzo, nel fango.

La storia non è il luogo della stabilità e della coerenza: tutto sembra cambiare e ogni realizzazione è come corrosa al suo interno da inquietudine e di insicurezza. La discesa di Dio dentro il tempo rischia la sua stessa identità nel diventare «parte» (lui che è il Tutto) della vicenda dell’umanità, disponibile al fraintendimento, all’insignificanza, al nascondimento, perfino al fallimento, com’è nella storia di ognuno di noi. Il cristianesimo è tanto umano, tanto storico, da essere troppo umano per molte persone anche credenti, che ritengono che la vera religione sia più incorporea (solo spirituale) e fuori della storia, buona per tutte le stagioni e capace di digerire senza fiatare tutte le situazioni di ingiustizia e di disumanità della gente, in vista di un’assicurata felicità eterna nell’aldilà. E’ difficile anche per il credente accettare che l’azione di Dio dentro la storia non appaia mai divina, ma sempre creata, finita.

La parola di Dio scese… cade un granello di sabbia del deserto, un granello di profezia: la Parola discese su Giovanni, nel deserto. Pare uno di quelli venuti-fuori senza un perché. Nato da una madre ormai vecchia. Un figlio ossuto che veste pelle di capra, si nutre di insetti e si astiene da bevande inebrianti. I profeti son già tutti morti. Gli apostoli sono ancora da radunare: è troppo presto per fare carriera dentro quel mondo. Troppo presto, troppo tardi: nato per sbaglio? Si, lo sbaglio di Dio. L’uomo sbagliato che diventa l’uomo giusto, quello esatto, il quasi-atteso: «Voce di uno che grida nel deserto. La nuova capitale del mondo è il deserto di Giuda. Lontano dalle capitali e dagli imperi, da templi e da palazzi, ecco la Parola. Nel deserto, dove non c’è nulla, dove l’uomo è senza maschere e senza sicurezze, solo nel deserto lo scoppiettio del fuoco della profezia può dare il suo frutto. «La Parola fu avvenne in Giovanni». In cinque semplicissimi termini è racchiuso l’annuncio che sconvolge la storia e dice la mia verità più autentica e vera. Giovanni Battista, uomo strano, vestito di peli di cammello, che si nutre di cavallette! La parola di Dio avvenne… La realtà misteriosa, eterna, libera da tutti i condizionamenti del tempo si è incarnata nella storia.

Nella tua storia, in questa stagione della tua vita scende la Parola. Dio ti parla. Nel tuo deserto, nella tua famiglia, nei tuoi sogni, nella tua apatia, nei tuoi scoraggiamenti, nelle tue attese, in questa storia vera, umanissima, la Parola scende. E incontra te.

Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!  Quale via devo preparare per incontrare il Signore? Quali sono le mie vie storte, i dirupi, le valli che mi dividono dall’incontro con Gesù che vuole venire a trovarmi, per essere mia salvezza, consolazione, guida e forza?

Conducimi tu, luce gentile
conducimi nel buio che mi stringe;
la notte è scura la casa è lontana,
conducimi tu, luce gentile.

Tu guida i miei passi, luce gentile
non chiedo di vedere assai lontano
mi basta un passo solo il primo passo
conducimi avanti luce gentile.

Non sempre fu così, te ne pregai
perché tu mi guidassi e conducessi
da me la mia strada io volli vedere
adesso tu mi guidi luce gentile.

Io volli certezze dimentica quei giorni,
purché l’amore tuo non m’abbandoni
finché la notte passi, tu mi guiderai,
sicuramente a te luce gentile.

Conducimi tu, luce gentile
conducimi nel buio che mi stringe;
la notte è scura la casa è lontana,
conducimi tu, luce gentile. (Cardinale John Henry Newman, Sicilia 1832)

don Guido