Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca (2,14 – 23.56)
In quel tempo, condussero Gesù da Pilato e cominciarono ad accusano: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Filato domandò se quell‘uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch‘egli a Gerusalemme. Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Filato. In quel giorno Erode e Filato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia. Filato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest‘uomo come agitatore del popolo. Ecco, io i ‘ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Filato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà», Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Filato… rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere. Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte… Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.
Contempliamo la croce. Al cuore del Vangelo c’è il lungo patire, un Dio che muore per amore. Qualcosa a cui non pensiamo e che pure ci si presenta davanti. Ma io sono indifferente, eppure ci interpella. La croce non ci è stata data per capirla, ma per aggrapparci e farci portare in alto. Perché Gesù è venuto? Perché la terra intera risuona di un grido: grido di dolore e di nostalgia per il paradiso perduto, il Dio perduto, l’amore e la pace perduti. La terra, con le sue spine e i suoi rovi, con le sue primule e i sempreverdi e, ogni tanto, la sua tenerezza; ma solo ogni tanto e come di nascosto. Ma c’è la sua crudeltà spesso, troppo spesso; e le sue lacrime, e i suoi singhiozzi. La terra è un immenso pianto.
E un giorno Dio non ha più sopportato, non ha più potuto trattenersi. E allora è venuto, ha raggiunto i suoi figli, si è incarnato e si è messo a gridare insieme a loro lo stesso grido radicato nell’angoscia e nella speranza. Perché Gesù è salito sulla croce? Per essere con me e come me. Perché io possa essere con lui e come lui. Essere in croce è ciò che Dio, nel suo amore, deve all’uomo che è in croce.
L’amore conosce molti doveri, ma il primo di questi doveri è di essere insieme con l’amato, vicino, unito, come una madre che vuole prendere su di sé il male del suo bambino, ammalarsi lei per guarire suo figlio. La croce è l’abisso dove Dio diviene l’amante. Entra nella morte perché là c’è suo figlio. Nel corpo di Gesù Crocifisso l’amore ha scritto il suo racconto con l’alfabeto delle ferite. «Tu che hai salvato gli altri, salva te stesso». Lo dicono tutti, capi, soldati, il ladro: «Se sei Dio, fai un miracolo, imponiti, scendi dalla croce, allora crederemo». Ma Lui no, non scende. Solo il nostro Dio non scende dalla croce. Perché i suoi figli non ne possono scendere. «Ricordati di me», prega il ladro, «Oggi sarai con me in paradiso», risponde Gesù. Per questo sono qui, per poterti avere sempre con me. Non c’è nulla che possa separarci, né male, né tradimenti, né morte. Io vengo a prenderti anche nelle profondità dell’inferno, se tu mi vuoi. Solo se tu mi vuoi. Ma io continuerò a morire d’amore per te, anche se tu non mi vorrai, e appena girerai lo sguardo troverai uno, per sempre inchiodato in un abbraccio, che grida: ti amo!
Sono i giorni del nostro destino: l’uomo uscito dalle mani di Dio, rinasce ora dal cuore trafitto del suo creatore.