+ Dal Vangelo secondo Giovanni 13,31-35
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Con il cuore gonfio. Gesù aveva appena lavato i piedi, impolverati e stanchi, dei suoi discepoli, lasciando loro il gesto da ripetere. Poi aveva confidato un segreto, ma di quelli che ti sfondano il cuore: aveva svelato che uno di loro l’avrebbe tradito. Quella era dunque una notte di tradimento. “Dette queste cose” scrive S. Giovanni “Gesù fu profondamente turbato e dichiarò...”. Con il cuore gonfio ti vengono parole da brivido. Dopo l’uscita di Giuda dal cenacolo, Gesù apre il suo cuore. «Vi do un comandamento nuovo» e, in questo contesto di tradimento, confida il segreto della vita riuscita. E fiorisce la Pasqua: non guardare le situazioni difficili, crisi, tradimento, malattie, lamento, affanno, ma ascolta il desiderio di nuovo, nonostante tutto. «Amerai il prossimo tuo come te stesso».
In che cosa consiste la novità? Consiste in quel «come io»! Le letture bibliche di questa domenica enfatizzano la parola «nuovo»: «lo, Giovanni, vidi un nuovo cielo e una nuova terra» (Ap 21, 1-2). Vangelo: Il «nuovo» nella Bibbia appartiene al mondo di Dio. Cuore nuovo. Canto nuovo. Nome nuovo. Vino nuovo. Comandamento nuovo. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri». Che cos’è l’amore? Chiedere che cos’è l’amore prevede come risposta una descrizione, una valutazione, un giudizio, un’opinione. La descrizione della realtà non dice cos’è la realtà, soprattutto se questa realtà è troppo umana, densa, come è mistero: la persona troppo ricca per essere definita in alcune parole. L’uomo ha usato il fuoco per milioni di anni senza aver mai avuto il bisogno di descriverlo. All’uomo non serve descrivere il fuoco, serve saperlo usare. Non cos’è l’amore, ma come si fa ad amare è la domanda. Non cos’è il fuoco, ma come si accende il fuoco e come lo si usa è la domanda. Come si fa ad amare? Come io ho amato voi anche voi amatevi gli uni gli altri. Ecco la risposta. Come ha amato Gesù?
Dio delle infinite sorgenti, svela il Nome dei nomi che potremmo, sintetizzare con la più semplice parola suggerita dalla Scrittura: Amore (1 Gv 4, 16). Amore: inno alla bellezza di ogni sorriso scambiato, di ogni volto accarezzato: unica ricchezza da serbare nel vivo della memoria, promessa di tenerezza per noi, mendicanti di luce che sempre abbiamo sete di occhi e di compassione, che ancora vibriamo, osando di sognare piccole note nel sontuoso concerto di Dio. Nel vangelo c’è scritto in ogni momento come Gesù ha amato. Gesù, poco prima, ha lavato i piedi: un gesto che non significa solo fare atti di umiltà. Amare come lui ti ci ha amati è un tipo di amore (gratuito, disinteressato, universale), che l’uomo da solo non può darsi, può solo riceverlo. Gesù dunque, prima di morire, ci consegna questa pace, con una dolcezza infinita: «Figliolini». Non un invito generico: «Vogliamoci bene...». «Da questo sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». Non si tratta di una nuova ingiunzione, ma della regola che protegge la vita umana: «abbiamo tutti bisogno di molto amore per vivere bene» (Maritain). L’amore umano racchiude sempre in sé una pretesa di eternità. “Amare” è interessarsi veramente a qualcuno. Essere attenti e dire a una persona: «Ti amo» equivalga a dire: mi rifiuto di accettare la tua morte, protesto contro la morte. Amare qualcuno è rispettarlo com’è, con le sue ferite, le sue tenebre e la sua povertà, ma anche con le sue potenzialità, con i suoi doni forse nascosti; è credere in lui, nelle sue capacità di crescere, è volere che lui progredisca; è nutrire verso di lui una speranza folle: “Non sei perduto; sei capace di crescere e di fare delle belle cose; ho fiducia in te”; è gioire della sua presenza e della bellezza del suo cuore, anche se resta ancora nascosta; è accettare di creare con lui dei legami profondi e duraturi, malgrado le sue debolezze e la sua vulnerabilità. Celebrando oggi l’Eucarestia, memoria del Risorto, cerchiamo anzitutto di amare di più e meglio, perché chi ci vede si accorga che in mezzo a noi dimora Gesù.